Dopo l'8 Settembre

Perduta la guerra, Ferraro ne continuò un'altra, fino alla sconfitta finale nel 1945, senza uccidere mai nessuno, senza mai sparare un colpo contro altri italiani e anzi, d'accordo coi partigiani che in teoria erano suoi nemici, salvando uomini e importanti insediamenti industriali dalla rappresaglia nazista.
Il Gruppo “Gamma” “Licio Visintini” cui Ferraro apparteneva non si sciolse l’8 settembre 1943 e passò interamente alla R.S.I. Dal novembre 1943 fu a Valdagno (Vicenza). Nel gennaio 1945 il «Gruppo Gamma» fu suddiviso in diverse Squadre, che avrebbero dovuto operare al di là delle linee per effettuare sabotaggi a mano a mano che il fronte avanzava. Nell'aprile del 1945 alcune di queste Squadre erano già dislocate nelle zone in cui si prevedeva che dovessero operare. A Valdagno era rimasto il Comando con Ferraro ed una quarantina di uomini. Il Comandante Wolk aveva ricevuto altro incarico e si era trasferito a Venezia.
Nella zona agiva una brigata partigiana denominata «Stella », che non attaccò mai gli alloggiamenti dei «Gamma », ma anzi stabili con Ferraro ed i suoi uomini un modus vivendi, richiedendo spesso l'intervento diretto del Comandante della «Decima» nei riguardi dei tedeschi per evitare inutili distruzioni e morti. Racconta in proposito Ferraro:

«Il 26 aprile arrivarono il segretario comunale e due responsabili del C.L.N. dicendo: "I poteri sono passati dalla Repubblica Sociale ai C.L.N.; avremmo bisogno di lei [ ... ] c'è una colonna tedesca che vuole far saltare il ponte e gli stabilimenti". Risposi che io ero e rimanevo la più alta autorità militare del paese, per cui, per salvare il ponte e gli Stabilimenti Marzotto, sarei intervenuto personalmente per far defluire la colonna tedesca da Valdagno, senza difficoltà però da parte partigiana.
Andai a trattare. La colonna voleva passare attraverso Valdagno ed io volevo garanzie da parte del C.L.N. per impegnarmi con i tedeschi.
In divisa della "Decima", il giorno dopo la liberazione andai dunque in paese. Cercavo dei capi partigiani validi, ma ognuno asseriva di essere un capo partigiano. Finalmente, nel centro del paese di Valdagno trovai due tipi che mi davano maggiore affidamento. Stessi discorsi, stesse promesse.
Tornato poi dal Comandante della colonna, un capitano tedesco e fornitogli le assicurazioni avute, questi mi disse: "Lei deve seguirmi". Io ero in motocicletta. Il capitano, con la pistola puntata su di me, mi segui insieme con la colonna. Tutto andò bene e Valdagno fu superata senza conseguenze. Fuori del paese, salutai e me ne tornai indietro.
Questa storia è durata una quindicina di giorni. Una volta, una colonna tedesca, invece di fermarsi nei pressi di Valdagno, decise di fermarsi a Cernedo, 5 chilometri prima della cittadina. Arrivò un ufficiale con un interprete di Trieste, dicendo che intendevano prendere un certo numero di ostaggi. La discussione durò parecchie ore. Dalla boscaglia, nel pomeriggio, parti un crepitio di fucileria. Ci fu un enorme allarme fra i tedeschi. Un maresciallo mi puntò un mitra sul petto; glielo strappai di mano e mi misi ad urlare imprecazioni contro di lui e contro tutti. Giunse l'ufficiale di corsa, un maggiore, e con tono dimesso mi disse che era disposto a credermi, ad accettare i miei suggerimenti. "Andate per Vicenza e prendete la valle di Schio".
Mi seguirono, il maggiore con tutta la colonna. Li precedevo, come al solito, in motocicletta. Poi ci salutammo. All'ultimo momento, il maggiore mi disse: "Lei resta, noi dobbiamo andare [ ... ] mi regali la moto, serve più a noi". Gli regalai la moto, poi mi resi conto che mi trovavo a 5 chilometri da Valdagno ed ero solo con un marinaio. A Valdagno ero addirittura protetto dal C.L.N., ma lì no di sicuro. Andammo quindi nel fiume e ritornammo in città per quella via.
Intanto, giornalmente mandavo via, uno ad uno, i marinai del Gruppo, muniti di salvacondotto della brigata "Stella". Rimasi alfine solo con alcuni sottufficiali. Un giorno, per evitare il passaggio dei tedeschi, i partigiani mi dissero che volevano far saltare il ponte, ma io mi opposi. Sarebbe stato un gravissimo errore. "Lo mino io stesso - dissi loro - ma salterà solo se sarò tirato per i capelli". Andai con i miei sottufficiali e minai il ponte, tenendomi pronto a far esplodere le mine. "Se i tedeschi mi passano per le armi - ordinai al C.L.N. - procedete al brillamento, altrimenti resta tutto così". I tedeschi passarono ancora ed il ponte fu salvato.
In un dato giorno, nella seconda metà del mese di maggio, qualcosa cambiò nei miei confronti. Il Comando della brigata "Stella" mi fece sapere che aveva deciso di trasferirmi a Valdagno di Sopra, dove c'era una marmaglia pericolosa. "Niente affatto - risposi - non ho niente in comune con quelli. Mi avete cercato, mi avete chiesto di collaborare e l'ho fatto. Se è cosi, allora rientro in caserma". Altro cambiamento. Allora parlarono di salvacondotto: doveva essere la conclusione logica.
«Tutto il materiale della Marina lo inviai a La Spezia, dove fu regolarmente consegnato. Il restante materiale lo consegnai all' Amministrazione comunale. Alla fine, rimasi veramente solo, dopo avere mandato a casa il personale gradualmente. Alla fine di maggio, quando tutto fini, ci siamo abbracciati e salutati e sono partito per Bergamo ove risiedeva la mia famiglia.
Quando tutti gli uomini erano già alle loro case, cominciai a sentire notizie che ne avevano arrestato uno qua, uno là. Andai allora a Venezia al Comando alleato per fare le mie rimostranze. Da quel Comando furono inviati dispacci a tutte le polizie, per cui gli arrestati vennero immediatamente rilasciati».

Il 27 maggio giunsero a Valdagno il Capitano di Corvetta Lionel Crabb, famoso «uomo-rana» della Royal Navy ed il Maggiore Antony Marzullo, della U.S.Navy, che proposero a Ferraro una collaborazione con le forze navali alleate nella guerra contro il Giappone. Ferraro ringraziò per l’offerta ma rifiutò.
Tratto da “Decima Flottiglia Nostra” di Sergio Nesi – Ed. Mursia

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La dichiarazione firmata dai Responsabili della Brigata Stella nella quale riconoscono l’opera di mediazione svolta da Ferraro
La dichiarazione firmata dai Responsabili della Brigata Stella nella quale riconoscono l’opera di mediazione svolta da Ferraro